Uniti andrà tutto bene. A dirlo sono i detenuti di Spoleto

2855

Venti giorni dall’inizio della quarantena. Venti giorni in cui milioni di italiani sono stati privati della loro libertà per il bene di tutti. Eppure c’è qualcuno che, volente o nolente, è costretto a vivere in pochi metri quadri di spazio da molto più tempo, e forse per sempre.

Con l’arrivo del Covid-19 la quotidianità è cambiata anche per i detenuti all’interno dei vari istituti italiani, ma non mancano iniziative di solidarietà e vicinanza, come accade alla Casa di reclusione di Spoleto, dove alcuni di essi hanno realizzato uno striscione sulla scia dei tanti appesi ai balconi delle nostre case.

Casa di reclusione di Spoleto
Casa di reclusione di Spoleto

A seguito del primo decreto del 27 febbraio che ha visto la chiusura delle scuole in tutta Italia, anche all’interno dell’istituto sono state sospese tutte le attività scolastiche che si svolgevano regolarmente. Successivamente, a partire dall’8 marzo sono stati interrotti anche i colloqui dei detenuti con le proprie famiglie. La loro normale vita quotidiana si è dunque trasformata, ma non si è fermata del tutto, in quanto sono state ampliate attività ricreative-sportive all’interno della palestra e all’aria aperta. Il tradizionale colloquio è stato sostituito dalla videochiamata via Skype, ciò reso possibile grazie a un’efficiente organizzazione che si è subito messa in moto per introdurre tale strumento. Ad oggi risultano infatti essere stati realizzati oltre 200 collegamenti.

Casa di reclusione di Spoleto

Le difficoltà ci sono, ma si avverte un clima buono e disteso. Grazie a diversi incontri con delegazioni di detenuti, quest’ultimi sono stati tenuti al corrente riguardo a ciò che stava accadendo fuori dalle mura, comprendendo essi stessi il rischio di continuare a svolgere colloqui, come si apprende da telefonate e lettere ai familiari a cui si raccomanda di rimanere in casa. L’assenza di colloqui ha oltretutto evidenziato riscontri positivi, in quanto si è registrata una diminuzione di incidenti di vario genere pari circa all’80%.

Continua il suo lavoro tutta l’aria sanitaria all’interno dell’istituto, che assicura ogni tipologia di trattamento e cure necessarie ai detenuti dimostrandosi essere un forte supporto e punto di forza. All’esterno della struttura è stata installata una tenda della Protezione civile per il triage dei nuovi detenuti giunti dagli altri istituti italiani a seguito delle varie vicende di rivolta che nei giorni tra il 9 e il 10 marzo ha comportato anche la morte di alcuni di essi, fatti che non accadevano da circa dieci anni.

Tenda della Protezione civile installata all’interno dell’istituto

I nuovi giunti, infatti, vengono messi immediatamente in quarantena per tutelare tutti i presenti all’interno della struttura. Ad oggi non risultano casi di positività sia tra i detenuti sia tra gli agenti, quest’ultimi alle prese con l’adozione di precauzioni necessarie, quali l’uso della mascherina durante i turni di lavoro, distanza di sicurezza, uso di detergenti presenti in tutte le varie arie dell’istituto e misurazione a campione della temperatura corporea. Precauzioni che sono state accolte e ricevute con molta riconoscenza da parte dei reclusi, come si apprende da una lettera di ringraziamento scritta qualche giorno fa e che trovate per intero alla fine dell’articolo:

“Siamo i detenuti di questa casa di reclusione dei circuiti AS3 e MS da voi egregiamente gestito. Prima di ogni altro argomento è doveroso ringraziarvi per l’immane lavoro che state svolgendo con immenso senso civico e umanità per proteggerci da eventuale contagio da questo maledetto Covid 19 e che i protocolli da voi adottati sono il bene di tutti, che la privazione dei colloqui è per cautelare noi e le nostre famiglie, grazie!

[…]

Vi ringraziamo di cuore perché la vostra attenzione nei nostri riguardi ci lusinga molto. La riconoscenza che intendiamo dimostrare è ben poca cosa rispetto a ciò che voi tutti state facendo per noi in un momento storico così tragico che rimarrà per sempre impresso nelle nostre menti, nelle menti di tutta l’umanità.

[…]

Siamo il silenzio che resta dopo le parole, la voce che può arrivare dove vuole, oggi tutti noi siamo il confine della nostra libertà, siamo noi l’umanità ed è doveroso il diritto di cambiare tutto per poter ricominciare.”

E così anche i detenuti di Spoleto hanno voluto far sentire la loro voce con uno striscione realizzato da alcuni lavoranti e appeso poi al tetto dell’istituto, perché “solidarietà e speranza non hanno barriere”.

Striscione realizzato dai detenuti di Spoleto

Emergenze come questa potrebbero perciò avere un lato positivo, e forse l’unico: l’umanità che ci accomuna tutti. Ne è la prova un detenuto definito modello di nazionalità egiziana, che ha deciso di sua spontanea volontà di donare cinquecento euro alla Protezione Civile, a testimonianza di quanto le differenze che a volte sembrano insormontabili possano diventare così minuscole e insignificanti.

Il nemico ora è soltanto uno, ed è un nemico che va oltre ogni confine e mura, che non fa distinzioni di alcun tipo e che rende ognuno di noi fragile, indifeso, insicuro, ma la lontananza fisica con cui siamo costretti a convivere può trasformarsi in vicinanza attraverso un pensiero, un gesto, una parola. Parole che hanno voluto scrivere i docenti e i volontari della Rete delle scuole ristrette (CESP-Centro Studi per la Scuola Pubblica) per far sapere ai loro detenuti studenti che non sono soli: “Abbiamo deciso di scrivervi in questa forma insolita per dirvi, in maniera personale ma insieme corale, che non siete soli: non dovete sentirvi abbandonati dalla Scuola perché siete costantemente nei nostri pensieri. […] È uno sconvolgimento globale che stravolge abitudini, modi di guardare a noi stessi e alla vita, relazioni, presunte sicurezze e ci accomuna più di quanto pensiamo nella comune percezione della reale precarietà dell’esistenza umana. Facciamo allora in modo di trovare in noi, nell’ambiente in cui viviamo (non cogliendone soltanto i limiti), nelle persone che ci sono vicine e condividono con noi i disagi del momento (nel caso vostro il personale penitenziario, oltre ai compagni di detenzione) le risorse per resistere tutti insieme e non perdere mai la speranza, che si traduce in forza e coraggio.”

Noi nelle nostre case, loro nelle loro celle, ma uniti andrà tutto bene.

Eleonora Proietti Costa

 

Di seguito la lettera scritta dai detenuti:

Siamo i detenuti di questa casa di reclusione dei circuiti AS3 e MS da voi egregiamente gestito.

Prima di ogni altro argomento è doveroso ringraziarvi per l’immane lavoro che state svolgendo con immenso senso civico e umanità per proteggerci da eventuale contagio da questo maledetto “Covid 19” e che i protocolli da voi adottati sono il bene di tutti, che la privazione dei colloqui è per cautelare noi e le nostre famiglie, grazie!

Ringraziamo tutta la Polizia Penitenziaria che sta svolgendo il suo dovere con scrupolosa attenzione con turni spesso stressanti, in particolare l’ufficio colloqui e il centralino detenuti che pur di assicurarci i contatti con le nostre famiglie vanno ben oltre gli orari stabiliti.

Ringraziamo tutta l’area trattamentale che ci sta assicurando il continuo trattamento e il sostegno da parte degli psicologi.

Ringraziamo l’area sanitaria che è la più delicata e nonostante le gravi difficoltà ci sta garantendo le cure necessarie per ogni problema con un senso di umanità indiscutibile.

Vi ringraziamo di cuore perché la vostra attenzione nei nostri riguardi ci lusinga molto. La riconoscenza che intendiamo dimostrare è ben poca cosa rispetto a ciò che voi tutti state facendo per noi in un momento storico così tragico che rimarrà per sempre impresso nelle nostre menti, nelle menti di tutta l’umanità.

Purtroppo anche in questo momento così difficile per tutti, ci sono gli stolti e chi vorrebbe approfittarne ci scusiamo sinceramente prendendo le distanze da chi non ha compreso la gravità della situazione e che tutto quello che state facendo è per il bene di tutti e che tutti noi dovremmo fare la nostra parte ricordandoci che siamo tutti sulla stessa barca e che stiamo lottando per la vita. Sarebbe opportuno che anche noi detenuti acquisissimo la consapevolezza di un momento così difficile e ci unissimo nel rispetto delle regole che ci vengono dettate per il nostro bene per scongiurare eventuali contagi che ci procurerebbero davvero seri problemi.

Siamo il silenzio che resta dopo le parole, la voce che può arrivare dove vuole, oggi tutti noi siamo il confine della nostra libertà, siamo noi l’umanità ed è doveroso il diritto di cambiare tutto per poter ricominciare.

Abbiamo un nodo nella gola e non riusciamo a dire se quel che manca è la parola: “orma”.

Chiediamo a Dio di aiutarci, aiutarci a capire, abbiamo una grande confusione che non ci fa parlare né tantomeno pensare e, sulle orme di “va pensiero”, ci sentiamo più italiani che mai. Amiamo il nostro Paese ora più che mai. Noi tutti siamo l’Italia e per questo dobbiamo tutti insieme, con orgoglio, fierezza e contegno onorarla con maturità con cui nel mondo ci siamo sempre distinti.

Un ringraziamento a chi fuori sta operando con grandi sacrifici, pensiamo ai medici e a quanti di loro stanno perdendo la vita per cercare di salvare la vita di altri, agli infermieri, a tutte le forze dell’ordine, all’esercito, ai volontari. Un pensiero sentito a tutte quelle famiglie che hanno perso i loro cari per questo maledetto virus.

Ci stiamo organizzando, nel nostro “piccolo”, ad una raccolta fondi, aiutandoci reciprocamente. La solidarietà in questo momento è necessaria più che mai.

Un po’ di silenzio e ascoltare Dio restando nelle nostre “case”. Qualche rinuncia per ascoltare la Sua Santa presenza e che Dio vi benedica a tutti voi e vi protegga in questo tragico momento.

Grazie a tutti voi, da noi tutti i detenuti di questa casa di reclusione e che anche i detenuti delle altre carceri possano seguire il nostro esempio comprendendo che siamo tutti in serie difficoltà.

Noi stiamo in cella, voi nelle vostre case.

Restate a casa, “ANDRÀ TUTTO BENE!”

VIVA L’ITALIA!