
L’arrivo a Ferentillo è un incanto, un trattore costringe al rallentamento e gli occhi si immergono interamente nel verde della provincia di Terni. Fu il re longobardo Liutprando a edificare nel 740 il paese, sanificando le paludi e portando nuova vita nel cuore della Valnerina. Qua, oltre alla bellissima abbazia di San Pietro in Valle, si trova il caratteristico Museo delle mummie, dove il processo di mummificazione avvenne in maniera del tutto naturale.
Il museo sorge in quella che, dal 1500, era la cripta di Santo Stefano, dove venivano sepolti i defunti del paese. Con l’editto Napoleonico di Saint Cloud del 1804 i corpi vennero riesumati per essere tumulati fuori dalle mura cittadine: si scoprì che erano conservati benissimo, con denti intatti e capelli. Il clima secco e ventilato della cripta, la salinità del terreno e la presenza di muffe e microrganismi hanno favorito la massiccia disidratazione dei corpi e dunque la mummificazione.

Varcando la soglia d’ingresso si ha la percezione di entrare in un mondo nuovo o in un tempo passato o futuro che dipende solo dai punti di vista. Tutto grida alla storia, come le stesse mummie che con la loro mandibola spalancata sembrano reduci da una morte tremenda. Una morte agghiacciante che ha colpito sicuramente uno dei soldati francesi che troviamo fra le prime mummie della sala, il suo collo spezzato ci fa intuire, e non in maniera vaga, la sua dipartita avvenuta tramite impiccagione. Suggestive e ammettiamolo anche un po’ paurose, alcune di loro vengono da luoghi remoti, come la coppia orientale che ha trovato la morte molto lontano da casa, probabilmente a causa del colera.

Per rispettare la sacralità dei corpi non abbiamo potuto scattare foto dunque per vederli sarete costretti ad andare di persona, e poco prima di arrivare al museo non potrete ignorare l’imponente abbazia di San Pietro in Valle. Anch’essa è ricca di una storia antica che risale al IV secolo d.C., quando arrivarono dalla Siria degli eremiti cristiani perseguitati per la loro religione. Gli eremiti Lazzaro e Giovanni scelsero come loro rifugio le grotte naturali ancora oggi visibili nella vallata, e trovarono una struttura probabilmente romana dove edificarono l’attuale chiesa, ma fu Feroaldo II duca longobardo di Spoleto a costruire l’abbazia che conosciamo oggi.

L’abbazia preceduta da un rigoglioso prato verde conserva al suo interno molti sarcofaghi del II e III secolo d. C. che presentano simboliche decorazioni: scene dionisiache, la raffigurazione di Amore e Psiche, scene di caccia o marine. Purtroppo al loro interno non troviamo le mummie di tutti i duchi longobardi di Spoleto che si fecero seppellire dentro questo mausoleo, possiamo però sfregarci gli occhi di fronte al ciclo di affreschi della navata e a tutti i materiali architettonici e reperti archeologici di età romana, carolingia e longobarda.
La mappa interattiva dell’itinerario a Ferentillo