C’è un borgo, nascosto tra i boschi umbri, che è come uno “scrigno”, dove il filo della storia s’intreccia con una natura incontaminata e con un passato laborioso. Mulini, filande, sorgenti, arte e fede sono gli elementi che, integrandosi, delineano un paese: Rasiglia.
– Associazione Rasiglia e le sue Sorgenti
L’odore di spezzatino e il suono dell’acqua che scorre in lontananza mi accolgono nel borgo dei ruscelli, Rasiglia, ribattezzata da molti la Venezia dell’Umbria. È l’acqua, infatti, ad essere prima abitante e vera protagonista del borgo, in particolare la sorgente Capovena, i cui canali e cascatelle si diramano tra le viuzze, per poi confluire in una grande vasca, la Peschiera, e riversarsi nel fiume Menotre. L’abbondante presenza di acqua rappresenta fin da subito una ricchezza, almeno fin dal XII secolo, quando a Rasiglia iniziano a sorgere mulini, filande e tintorie, delineando il borgo come una fiorente attività mercantile, in grado di servire tutto il vasto territorio circostante. Gli antichi strumenti e macchinari che componevano l’intera filiera tessile si possono ancora vedere e toccare con mano, così come due mulini quattrocenteschi e l’antichissima gualchiera da panno, opera di ingegneria rappresentata da chiuse e canali che attraversano l’intero borgo.
Ma Rasiglia conserva anche cicatrici e ferite risanate da abitanti amorevoli e legati alla propria casa. Il sisma del ’97 comporta infatti un grave spopolamento delle frazioni montane e Rasiglia rischia di essere abbandonata per sempre, ma nel 2007 la nostalgia e l’amore dei suoi abitanti la portano a risplendere di nuovo. Nasce così Rasiglia e le sue sorgenti, “un’associazione di promozione sociale volta al recupero e alla valorizzazione dei beni paesaggistici e storico-antropologici del borgo”, si legge dal sito ufficiale. È così che prendono vita le manifestazioni “Penelope a Rasiglia” e “Natale a Rasiglia: paese presepe”, grazie al volontariato di abitanti e appassionati, ma soprattutto attraverso il dialogo con gli anziani e la riscoperta delle antiche tradizioni. Ogni intervento di salvaguardia e riqualificazione del borgo è curato dai membri dell’associazione: “L’associazione ha poco a poco risanato le ferite di questo incredibile scrigno dell’Umbria, curandone ogni angolo come si fa con la propria casa”. Tagliare l’erba, ripulire il fiume, scegliere fiori per le aiuole ed innaffiarli con cura, costruire sedute lungo le vie, accudire colombe e caprette, persino cambiare i sacchetti dell’immondizia e farsi carico della pulizia dei bagni pubblici, una vera e propria politica attiva dietro al lavoro dei volontari.
Rasiglia è l’esempio tangibile di come la tenacia, l’amore, l’affetto verso qualcosa possano curare ferite apparentemente insanabili, ed è grazie alla tenacia e all’amore degli abitanti del borgo che al visitatore si apre un museo a cielo aperto, lungo le cui viuzze non si scorgono solo ruscelli e cascatelle, ma compaiono anche installazioni che raffigurano donne e filande, che rievocano pensieri e poesie. Rasiglia è resilienza, è la prova che ci si può rialzare e che si può tessere ancora.

Gomitolo e fuso:
Un binomio, il gomitolo e il fuso,
che racconta la storia di un borgo,
il suo sviluppo, le sue eccellenze.
L’intreccio di tanti fili simboleggia
l’unione creativa di un’unica volontà:
TESSERE ANCORA
La mappa interattiva dell’itinerario per Rasiglia
Puntate precedenti di Umbria Autentica:
#1 Il Giro dei Condotti di Spoleto
#2 Il Museo delle Mummie e l’Abbazia di Ferentillo
#4 Il Teatro più Piccolo del mondo a Montecastello di Vibio
#7 Il Santuario della Madonna del Bagno
#8 Da Sant’Anatolia di Narco a Caso
Eleonora Proietti Costa