È stata inaugurata giovedì 20 luglio la 63esima edizione del Festival dei due Mondi di Spoleto, quest’anno in una veste nuova, solo due weekend causa Covid, ma sempre all’insegna dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Tra gli eventi, la mostra Tra le corde, un’esposizione di strumenti musicali antichi e rari dalla collezione del maestro Emiliano Marinucci, nel suo atelier Arco Music and Art proprio sotto l’Arco di Druso, accanto a piazza del Mercato.
Di origini italo-americane, Emiliano Marinucci nasce a Roma nel 1975. Dal 1990 svolge una carriera di pittore e scultore costellata di esposizioni e premi, coltivando allo stesso tempo una grande passione per la musica, passione che ben presto lo porta a lavorare con orchestre e musei nel mondo, fino a essere responsabile della Collection Thys de Castella, una collezione di strumenti antichi in Svizzera, per cui realizza diverse pubblicazioni ed eventi tra Europa e Asia.
Il suo successo internazionale lo porta tuttavia nel 2019 a voler aprire un atelier in Italia, e dopo aver visitato una trentina di città del Centro Italia Marinucci approda a Spoleto, innamorandosi subito dello spazio che ospiterà a gennaio dell’anno successivo tutta la sua esposizione. Punto strategico, ottima acustica e la presenza dell’arco all’interno del locale lo portano così ad aprire Arco Music and Art, che dal 21 al 31 luglio dedica una sezione degli strumenti all’Orfeo di Monteverdi, opera inaugurante il festival, come due violini del 1720 e 1750. A prevalere sono strumenti a corda di epoche e Paesi diversi: dalla Spagna e Italia del Medioevo e del Rinascimento con ribeche e liuti, all’orchestra del Flamenco con chitarre del ’48, ’52 e 2009, che raccontano un po’ la storia delle due epoche del flamenco. Gli strumenti per cui è conosciuto in tutto il mondo tuttavia sono chitarre barocche modello Stradivari, le cui corde sono state realizzate con gli intestini degli animali, dando un colore davvero particolare al suono. Ma gli strumenti Marinucci non li suona soltanto, li costruisce anche, grazie a un’attenta ricerca scientifica che da anni lo porta a curare ogni dettaglio. È il caso di una chitarra rinascimentale momentaneamente in lavorazione in cui l’artista sta utilizzando una radice di ulivo locale di circa una ventina di anni. L’atelier, che assume le sembianze di una vera e propria bottega, è arricchito inoltre da opere e dipinti dell’artista stesso, rendendo la visita ancor più piacevole.
All’interno dello spazio c’è inoltre un piccolo studio di registrazione grazie a un’ottima acustica presente al suo interno, ma alcuni dei brani che Marinucci ha realizzato sono stati registrati all’aperto, proprio perché si sentissero i suoni della città, la fontana, gli uccelli, le persone che passano, così come sarebbe stato nel ‘600.
Un sogno nel cassetto? Riuscire a riproporre una scuola di liuteria come la Scuola Eugubina Maestri Liutai e Archettai di Gubbio. L’Umbria ha infatti un’importante tradizione di lavorazione del legno, ma la figura del liutaio è sempre meno presente pur essendoci molta domanda. L’artista sta già lavorando a un piccolo corso in autunno, Covid permettendo.
La sezione di opere dedicata all’Orfeo di Monteverdi è visitabile fino al 31 agosto ed è a ingresso libero.
Orario: 10-13/16-19.
Per informazioni:
3332123579
Eleonora Proietti Costa