Questa non è solo la storia di un’amicizia ma è molto di più. Questa è la storia di una ragazza e di un ragazzo che grazie al Servizio Civile si sono incontrati, hanno imparato a conoscersi, apprezzarsi, comprendersi e poi sono diventati grandi amici. Quella ragazza sono io. Una studentessa universitaria che come tante altre ad un certo punto della sua vita decide di mettersi in gioco e provare a inseguire i suoi sogni. Ho una grande passione per il sociale, il settore nel quale vorrei lavorare e per il quale trascorro ore e ore sopra i libri. Così, quando leggendo i progetti di Servizio Civile uno cattura il mio interesse, decido di presentare domanda. Il progetto consiste nell’accompagnamento di persone con disabilità visiva. Poco tempo dopo vengo chiamata per il colloquio e, fatto questo, non potevo far altro che aspettarne l’esito ovvero sapere se rientravo tra i volontari che avrebbero preso parte al progetto. Esce la graduatoria e tra i volontari c’ero anche io. Ero felicissima. Dovevo solo aspettare l’inizio del mio Servizio Civile. Ma questo sembrava non arrivare mai. Passano i mesi e niente, non succedeva proprio niente. Nessuna chiamata. Niente di niente. Fino a quando dopo quasi sei mesi la chiamata tanto attesa arriva. Pochi giorni dopo avrei firmato il contratto di Servizio Civile. Ero felice ma anche spaventata. Mi chiedevo se sarei stata all’altezza.
Nel sito web del Servizio Civile si legge: “Diventare volontario di Servizio Civile aggiunge alla volontà di dare qualcosa di sé agli altri e al proprio Paese la possibilità di acquisire conoscenze e competenze pratiche ma più in generale rappresenta un’occasione di crescita personale e di formazione.” Queste righe descrivono perfettamente la mia esperienza.
Il progetto consisteva nell’accompagnamento di persone con disabilità visiva, significava cioè che ad ogni volontario veniva affiancato un utente e i due avrebbero trascorso insieme trenta ore a settimana per un intero anno. L’obiettivo del progetto era favorire, attraverso la figura del volontario, la piena autonomia dell’utente, e non è un caso che il progetto si chiamasse “Autonomia come libertà”. Il volontario doveva quindi supportare l’utente laddove necessario e risolvere i problemi di accompagnamento (al lavoro o ad attività sociali) che l’utente incontrava nella sua quotidianità. Supportare, assistere, accompagnare significava camminare insieme, allo stesso passo e passo dopo passo. Facile a dirsi ma non a farsi, soprattutto per due sconosciuti.
La prima volta che ho incontrato Vittoriano mi sono trovata di fronte un ragazzo giovane, solare, simpatico, pieno di entusiasmo e pronto ad accogliermi nelle sue giornate. Non era solo. Con lui c’era Norman, un dolcissimo Golden Retriever, con lo sguardo fiero e gli occhi di chi ama ed è amato. Incontrandoli tutte le mie paure sono scomparse così, all’improvviso, come per magia.

Dopo quel primo incontro abbiamo iniziato la nostra esperienza di Servizio Civile e, senza aspettarcelo, siamo diventati amici. Durante il Servizio Civile abbiamo trascorso insieme tanti momenti. Oltre agli impegni di routine ogni giornata era diversa. Diversa perché differenti erano le cose da fare ma anche perché ancor prima di essere utente e volontario siamo persone, e quindi diversi erano anche i nostri umori. Insieme abbiamo organizzato il suo trentesimo compleanno e insieme abbiamo festeggiato. Abbiamo fatto lunghe passeggiate con Norman al Percorso verde, in centro a Perugia, ad Assisi, abbiamo preso il sole e nuotato in piscina. Davvero tantissime attività ma, senza dubbio, il filo conduttore di tutto è stato il nostro rapporto, è stata l’amicizia. Un’amicizia che abbiamo costruito giorno dopo giorno. Un’amicizia profonda e sincera che ancora oggi, a più di un anno dalla fine del Servizio Civile, ci unisce. Un’amicizia che non è nata per magia. Sicuramente il destino ci ha messo del suo, ma il più lo abbiamo fatto noi. Un’amicizia che è il risultato della nostra volontà e del nostro impegno per costruire un rapporto di rispetto e fiducia reciproca. La volontà di due ragazzi che, con il tempo, sono riusciti ad ammorbidire i lati più spigolosi del proprio essere, superare le difficoltà iniziali e le piccole incomprensioni derivanti dalla diversità dei nostri caratteri e dall’essere due imperfetti sconosciuti.
Il Servizio Civile per me ha rappresentato davvero un’opportunità di formazione e di crescita personale. Ha arricchito il mio essere. Mi ha fatto incontrare un amico. Perciò se qualcuno di voi sta pensando se ne vale la pena io, da ex volontaria, posso dirvi assolutamente di sì. Siete pronti a mettervi in gioco? Sì? Allora quando uscirà il prossimo bando di Servizio Civile leggete attentamente tutti i progetti. Sono vari e riguardano diversi ambiti (non solo l’assistenza). E se, tra i tanti, troverete quello affine ai vostri interessi non pensateci troppo…candidatevi!
Virginia Pencelli