Piano B: informazione è riduzione del danno

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Tra fatti di cronaca, tentativi di legalizzazione e spauracchi vari, il tema del consumo di sostanze stupefacenti – soprattutto tra i giovani – è sempre molto attuale. Al di là della periodica demonizzazione mediatica, quali sono effettivamente i rischi relativi al consumo, e soprattutto come fare per prevenirli?

Il servizio Piano B della cooperativa Borgorete si occupa proprio di questo, e nasce a partire dalla necessità di fornire uno spazio che fosse alla portata di un utenza più giovane rispetto al Centro a Bassa Soglia e non rischiasse di avere delle connotazioni stigmatizzanti, oltre a completare l’attività dell’Unità di Strada. Piano B nasce tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 grazie a un bando indetto dalla Chiesa Avventista del Settimo Giorno, e inizialmente apre la sua sede al numero 8 di via Goldoni, all’interno dello spazio Cult. L’obiettivo è creare un ambiente che possa accogliere chiunque abbia bisogno di informazioni o di un servizio di consulenza. A poco tempo dall’inaugurazione, purtroppo, il lockdown impedisce di proseguire con le attività in presenza, ma il servizio continua in forma telematica attraverso informazione sui social, dirette streaming e consulenza telefonica.

Oggi, come mi spiegano Domenico Barberio e Alessia Baiocco, due operatori di Piano B, buona parte delle attività viene svolta “sul campo”, all’interno degli eventi del divertimento come i rave party o le feste in discoteca. Lì, il banchetto di Piano B offre schede informative sulle sostanze più comuni, un servizio di “drug checking” con il quale è possibile testare un campione delle sostanze per sapere se sono effettivamente ciò che le persone pensano di aver comprato, e forniscono materiali sterili attraverso i “kit del tiro pulito” per minimizzare i rischi connessi agli strumenti utilizzati.

Come racconta Alessia, che si occupa maggiormente di queste attività, il drug checking in particolare è uno strumento fondamentale all’interno di eventi del genere. Nel momento in cui si ritrovano con una sostanza diversa da quella che pensavano, molte persone preferiscono evitare di assumerla. Non solo: “Oltre alle analisi e a fornire informazioni facciamo anche una forma di counseling. Dato che per l’analisi delle sostanze ci vogliono circa dieci minuti o un quarto d’ora, nel mentre chiediamo ai ragazzi quante sostanze hanno assunto nella loro vita e che effetti hanno avuto, che genere di effetti cercano. Quindi si crea uno scambio di informazioni tra consumatore e operatore che fa crescere anche noi, perché come mi sono resa conto le persone che fanno uso di sostanze ne sanno tantissimo”.

Inoltre, oltre alla sostanza in sé, nella riduzione del danno è fondamentale tenere conto di altri due fattori: il “set” e il “setting”, ovvero la condizione del consumatore e il contesto in cui vive. Una persona che fa uso di sostanze soltanto in eventi del divertimento poi fuori ha delle relazioni sociali consolidate e una buona qualità della vita, quindi difficilmente correrà il rischio di non gestire il suo consumo o di sviluppare una dipendenza. Diverso è per chi vive una condizione sociale o esistenziale marginale o precaria. È fondamentale, in questo discorso, saper leggere le complessità e le sfumature di questi fenomeni e agire di conseguenza, ed evitare facili generalizzazioni. Come spiega anche Domenico, non è possibile ragionare in termini di “lotta alla droga” e pensare di risolvere il problema arrestando tutti gli spacciatori e i consumatori.

Oggi temi come questi, se consideriamo che stiamo forse uscendo adesso da un emergenza sanitaria per entrare in una economica, sono più che mai attuali. La pandemia, in particolare, ha fatto emergere nuove modalità di consumo, che spesso interessano sostanze legali che possono essere reperite anche in casa propria, come gli psicofarmaci, creando quindi forme di dipendenza praticamente inedite, anche tra i giovanissimi.

La conoscenza di questo ambito è, evidentemente, una prerogativa essenziale per potervisi muovere e per evitare tutti i rischi del caso, e questo vale tanto per gli educatori quanto per le figure che si ritrovano ad avere a che fare con i giovani e con situazioni di consumo, come genitori o educatori. Fortunatamente, con l’allentamento dei contagi molte attività potranno ripartire in presenza e così potrà fare anche Piano B, garantendo uno spazio di consulenza e informazione rivolto a tutta la cittadinanza.

Leonardo Colaiacovo