“Parlano della città come se fosse viva”. L’ho sentito dire riferito a Bologna, e ho avuto ampiamente modo di sperimentarlo, ma è anche vero che un rapporto del genere finisce per costruirsi con qualunque luogo si sia abitato per abbastanza tempo, anche se spesso in modi meno appariscenti. Bologna, in quanto città universitaria vivace e piena di iniziative rivolte a studenti e giovani, occupa certamente un ruolo centrale all’interno dell’immaginario di una certa fetta della popolazione giovanile – di cui fa evidentemente parte anche il sottoscritto, visto che ci sono andato a studiare anch’io. E non sono pochi gli studenti che arrivano qui dall’Umbria, che pure presenta una città universitaria (la cui situazione abitativa, seppur non priva di problematiche, non è paragonabile al dramma della ricerca della casa a Bologna). Erica, Daniele, Marte e Arianna, ragazzi di Perugia e dintorni che studiano a Bologna, mi hanno raccontato come è stata la loro esperienza da fuorisede finora.
I motivi per andarsene sono i più svariati. La ricerca di una facoltà che rispondesse alle proprie esigenze ha giocato un ruolo molto importante, ma anche l’attrattiva della città e del suo ambiente – o più in generale la necessità di cambiare aria – non è stata secondaria. Anche la possibilità di potersi spostare più facilmente con i mezzi o, soprattutto, a piedi viene sempre citato come un grande punto a favore, specialmente quando confrontato con la mobilità di Perugia o delle zone limitrofe. Rispetto a una città come Perugia, Bologna viene percepita molto più “a misura di studente”, sia per i servizi che per le svariate iniziative, e anche molto più accogliente per quanto concerne stili di vita sui generis e identità non conformi.
Tutti sono però concordi nell’osservare anche una serie di aspetti negativi. Una circostanza che emerge in tutti i resoconti, seppur in misura diversa, è una certa tendenza all’impersonalità della vita cittadina. Una circostanza che è certamente tipica delle città più popolose, soprattutto se il termine di paragone è un centro abitato di dimensioni ridotte, ma Bologna in particolare sembra avere assunto una spiccata connotazione liminale per chi la vive, in parte anche proprio a causa della sterminata offerta di esperienze e situazioni, che porta a rendere contestuali e frammentate anche le proprie relazioni. La città il più delle volte è un luogo di passaggio da lasciare una volta terminati gli studi, e anche tra gli intervistati nessuno ha prospettato di rimanere una volta terminato l’impegno con l’università, sia con l’idea di cercare altre sistemazioni altrove, sia contando di ritornare a Perugia. Non solo, in più affermano di aver considerato seriamente anche l’eventualità di rimanere a studiare nella propria città, o che lo avrebbero fatto se questa avesse offerto maggiori possibilità. Ma anche quest’esperienza ha reso evidenti altri aspetti di Perugia, sia rimarcandone i suoi attuali aspetti positivi, sia facendo emergere le sue potenzialità come città universitaria.
Leonardo Colaiacovo