Marco Toccaceli, ballerino di 27 anni, di Marsciano, lo scorso 13 febbraio al Teatro Concordia è tornato a esibirsi nel suo ultimo spettacolo Danzo e son vivo.
“È un viaggio tra danza e musica, emozioni, luoghi, sogni e sensazioni. Attraverso la danza e il teatro voglio spronare a coltivare le proprie aspirazioni, un percorso che parte dalla strada attraverso storie, passioni, bisogni e arriva all’alba, che rappresenta la fine momentanea e l’inizio di una pagina del libro della vita”, ci spiega il giovane marscianese.
Noi del Magazine Umbria Giovani siamo andati a intervistarlo, ripercorrendo la sua passione per il ballo dall’inizio.
Ciao Marco. Quando e come ti è nata questa passione?
“Ho iniziato all’età di 5 anni con un anno di ginnastica artistica e poi a mamma ho detto che volevo fare danza. Quindi sono andato in una scuola a Marsciano e lì ho iniziato a muovere i primi passi. Sicuramente questa cosa di esprimermi con il movimento ce l’avevo dentro. Mettevo al primo posto della mia vita sempre la danza. A 18 anni invece di fare la festa del diciottesimo ho chiesto a mamma e papà di
pagarmi come regalo lo stage estivo a Roma perché avevo proprio il desiderio di andare a studiare concretamente in un ambiente professionale”.
Hai un ballerino in particolare che stimi tantissimo o che aspiri a diventare?
“Sinceramente facendo diversi stili non ho un ballerino in particolare a cui mi ispiro ma se vi devo dire un nome come icona, stile e carisma vi dico Fred Astaire. Io sono cresciuto con il film Billy Elliot, il ragazzino innamorato della danza classica, ed è anche per questo che ho iniziato a muovere i primi passi”.
A proposito di stili hai detto prima che ne fai diversi. Quali?
“Sì, non amo classificarmi legato a uno stile e basta, mi piace spaziare molto. La mia formazione è stata un mix di stili e mi piace farli un po’ tutti. Passo dal modern al contemporaneo, al broadway jazz, musical e ultimamente videodance che è uno stile un po’ più televisivo!.
Quando hai capito che oltre a una passione stava diventando un lavoro?
“Io ho iniziato danza come passione poi quando ho preso la valigia e me ne sono andato a Roma lì ho capito che volevo almeno provarci a farlo diventare un lavoro. Inizialmente non sapevo se ci sarei riuscito e se mi avrebbero scelto. Poi quando è arrivato il primo lavoro ho capito veramente che volevo fare questo. Il primo contratto è stato per una struttura turistica a Venezia dove cercavano dei ballerini per un cast artistico. Contemporaneamente mi ha contattato anche la compagnia tedesca di navi da crociera Tui Mein Schiff e queste prime due esperienze mi hanno fatto capire che quella passione stava diventando un lavoro”.
Chi più chi meno hanno tutti un po’ paura del palco e del pubblico che ti guarda. Te che rapporto hai con gli spettatori? Ansia prima di salire?
“Io ho sempre l’adrenalina a palla e mi batte il cuore a mille ogni volta che devo salire sul palco. C’è sempre anche un po’ d’ansia ma cerco di trasformarla in motore che mi permetta di viverla bene. All’inizio c’era anche un po’ di paura di entrare in scena poi ovviamente con l’esperienza e con i lavori sono riuscito a gestire il tutto in maniera positiva. Anche perché quando hai l’ansia significa che a quella cosa tieni molto e che la fai con tutto il cuore”.
Parliamo un po’ dei tuoi spettacoli. In che città e spettacoli ti sei esibito?
“Con la nave da crociera abbiamo viaggiato e fatto i Caraibi, America Centrale e Sud America. Qui in Italia quando facevo il secondo anno di Accademia mi sono esibito al teatro di Como per il Bolero (regia di Giacomo Molinari e coreografia di Antonio Barone) con la Compagnia Nazionale del Balletto, mentre ultimamente al teatro dell’Opera di Roma ho ballato l’Ernani di Giuseppe Verdi”.
C’è uno spettacolo in particolare che ti è piaciuto tantissimo e che hai ballato con
ancora più energia ed anima?
“In realtà tutti gli spettacoli che ho fatto fa piacere rifarli ma l’ultimo a dicembre del Christmas World a Villa Borgese con le coreografie di Francesco Pirone è stato uno show che avevo proprio voglia di fare e se ci penso tuttora vorrei rifarlo. È stato uno spettacolo molto bello, intenso e pieno di emozioni”.
Parliamo un po’ di questo tuo ultimo spettacolo a Marsciano. Che emozione è
stata per te tornare sul palco della tua città natale?
“Questo spettacolo è stato scritto da me e ho pensato subito di fare la prima a Marsciano visto che era da tanto che non ballavo per la gente del paese, i parenti e i miei amici. Quindi l’emozione era veramente tanta sia perché stavo risalendo sul palco dove ballavo da piccolino e sia perché avevo davanti a me un pubblico di conoscenti, di famiglia che mi ha sempre sostenuto e fatto sentire il loro calore”.
A proposito di famiglia, i tuoi ti vengono a vedere qualche volta? Cosa pensano di te?
“Come quasi tutti i genitori anche i miei sono molto orgogliosi di me sostenendomi sempre e lasciandomo liberi di fare tutto da solo sia nel bene che nel male. Negli spettacoli più importanti sono sempre venuti a vedermi come ad esempio a Como alle prime esperienze con la Compagnia Nazionale del balletto, al teatro dell’Opera, al Christmas World lo scorso dicembre e ovviamente con tanta felicità erano presenti anche a Marsciano insieme a tanti altri parenti e amici di scuola che era da tanto che non vedevo”.
Senti mai la mancanza dei genitori e dei tuoi cari visto che sei lontano da casa tutto l’anno?
“Sì, ovviamente c’è, specialmente all’inizio stando sempre fuori e in giro senti la mancanza della famiglia e degli amici, poi con il tempo riesci a gestire anche questa cosa. Dispiace sempre allontanarsi dalla propria realtà, però questo fa parte del lavoro del ballerino. Tra i tanti sacrifici che si fanno c’è purtroppo anche questo della lontananza”.
Quanto è bello ma anche difficile fare il ballerino?
“Il campo dell’arte ma del ballerino in particolare è estremamente difficile, impegnativo e non si finisce mai di imparare visto che sei continuamente messo alla prova. Quindi ammetto che è molto bello ma ti prova molto, ti mette a confronto con gli altri e sei costantemente sotto pressione”.
Quanto è importante l’alimentazione visto che il fisico per un ballerino è praticamente tutto?
“L’alimentazione è fondamentale per il fisico di un ballerino sia per un discorso di linee sia per un discorso di forza specialmente in noi uomini. Sinceramente non ho un’alimentazione ben precisa ma cerco di mangiare tutto nelle giuste dosi”.
Tra le moltissime città che avrai visitato ce n’è una in particolare che ti ha stupito
e che ti è piaciuta particolarmente?
“Quando ho lavorato nella nave da crociera mi è piaciuto moltissimo il Messico. Prima di tutto perché era la prima volta che andavo in America e poi anche perché mi piacciono questi Paesi caldi, l’atmosfera che si respira lì e il mare. Tutto bellissimo”.
In questo momento in che progetti o spettacoli sei impegnato?
“Ora lavorerò al teatro dell’Opera a Roma per un opera che si chiama I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. Per quanto riguarda i prossimi mesi già vi dico che a Ottobre tornerò a Marsciano a rifare lo spettacolo Danzo e sono Vivo e ovviamente siete tutti invitati”.
Cosa diresti a chi si vuole avvicinare al mondo della danza o aspira a diventare un ballerino?
“Se devo dare un consiglio a una persona che aspira a diventare un ballerino, gli direi innanzitutto di essere sempre se stesso. La danza è una continua scoperta, un mezzo che aiuta a esprimersi. Lo consiglio a tutti perché al di là se diventa un lavoro o rimane solo una passione è comunque un mezzo molto bello, naturale e spontaneo. C’è da dire che questo mondo è fatto anche di tanti sacrifici e ci deve essere anche tanta voglia di mettersi in gioco, di provare e riprovare e di non scansare le occasioni per crescere ma cercare sempre di guardarsi intorno e formarsi il più possibile. Seguite sempre il vostro istinto, non mollate se a volte ci sono delle cadute ma cercate di rialzarvi e andare avanti per il vostro obiettivo finale”.
Marco Schiavoni