Fan o non fan di Harry Potter, questo non è importante.
Ciò che conta è essere appassionati di sport e amanti del clima di squadra.
Di certo, se conosci il famoso maghetto sarà semplice per te capire di cosa sto parlando. Se invece hai aspettato le narrazioni vampiresche della Meyer sorpassando quelle fantastiche della Rowling, te lo spiego io: il quidditch è lo sport che nei libri e nei film vede il protagonista Harry e i compagni di squadra in sella a delle scope volanti, intenti a catturare il boccino d’oro, una pallina con le ali che scappa alla velocità della luce, il tutto mentre gli altri giocatori provano ad accumulare punti lanciando le pluffe in degli anelli posti a decine di metri da terra.
Il quidditch babbano (per persone comuni, quindi senza poteri magici) è leggermente diverso. Ovviamente non si vola. Al posto del volo c’è la corsa. Non c’è una scopa volante ma un bastone in pvc di un metro. Il boccino non è un drone ma è una persona neutra cioè un arbitro che ha uno scalpo attaccato al pantaloncino. Il ruolo dei due cercatori, uno per squadra, è sfilare lo scalpo e questo mette fine alla partita assegnando 30 punti alla squadra. Il boccino, in questo caso, entra in partita al diciottesimo minuto.
In America questo sport da sceneggiato è diventato realtà nel 2005. In Italia cinque anni dopo.
Ma se vi è venuta voglia di provare o semplicemente di capirci qualcosa in più, sappiate che il quidditch babbano esiste anche a Perugia, grazie a cinque ragazzi che hanno deciso di fondare prima la squadra umbra nel 2014 e più tardi l’associazione ASD per farla riconoscere ufficialmente a livello nazionale.
Il presidente attualmente è Simone Angioni. “Io l’ho scoperto per caso: ero a cena con amici di amici, è uscito l’argomento e così ricercando la pagina su Facebook del quidditch Italia sono venuto a sapere che proprio nella mia città si stava creando la squadra, così non ho perso tempo!”, dice lui, che è anche il vicepresidente dell’associazione nazionale.
Storia simile per Ilaria, che grazie a un passaparola ha potuto iniziare a coltivare quella che poi, insieme a suo marito, diventerà la sua passione: basta solo dirvi che ogni settimana parte da Siena proprio per essere presente ai vari allenamenti.
Ma il quidditch non è solo questo. La passione e la preparazione atletica non bastano a entrare a pieno nell’autentico significato di quest’invenzione. E Letizia, battitrice esperta, arriva dritta al punto: “Penso che la bellezza del quidditch si trovi nel suo essere uno sport misto. Io mi sono avvicinata grazie al nostro capitano Stefano Brizioli, il nostro Brizio. Degno del titolo che porta: estremamente buono e con sempre un pensiero per tutti. Se non ci fosse stato lui a scendere in campo con me, io non avrei scelto un altro sport di squadra, dopo aver concluso poco prima un’altra esperienza tutta al femminile”.
Con questa disciplina si provano ad abbattere quelle disuguaglianze di genere che da sempre vedono la donna subordinata all’uomo, qui infatti si trovano allo stesso livello.
La regola prevede che ci siano in campo sia maschi che femmine, facendo riferimento oltre che al sesso biologico anche al genere con cui si identificano. Inclusività che nasce per far sì che le minoranze abbiano un posto in campo.
Arianna Sorrentino