Noemi Carlini ha grandi occhi e morbidi capelli castani, la sua pelle è chiara e delicata e mai guardandola potresti pensare che questa ragazza, all’apparenza così timida, sul palco e con un microfono in mano, possa concepire brillanti monologhi attraverso i quali sprigiona un’irriverente e pazzesca energia. Ha 26 anni e viene da Foligno e solo dal dicembre del 2021 ha iniziato a esibirsi. Con frequenza si esibisce al Marla, il locale perugino in Via Bartolo, ma anche al bar universitario di Perugia, il 110, nelle serate di Open Mic. Durante i suoi spettacoli tutti ridono di gusto, a volte anche di disgusto, ma sicuramente le sue rappresentazioni sono sempre ben riuscite. Si è fatta conoscere in poco tempo, aprendo esibizioni di grandi protagonisti della scena della stand up comedy italiana come Edoardo Ferrario, ospite della sala dei Notari di Perugia, e di Eleazaro Rossi, protagonista di una delle frequenti serate di stand up comedy al Rework Club di Sant’Andrea delle Fratte (Pg).
La stand up comedy è una forma di spettacolo in cui un comico si esibisce “in piedi”, trova le sue radici in America, fra il 1880 e il 1890, quando il comico Charlie Case si esibisce per la prima volta raccontando battute e storie divertenti. Precursore, insieme a Case, di questa nuova forma di intrattenimento è Beatrice Herford, che nel 1895 si esibisce in Inghilterra con il suo primo monologo. Una storia, quella della stand up, che parte dai night club e di anno in anno si arricchisce di temi impegnati e letteratura. Durante gli anni ‘50, ad esempio, la corrente letteraria della beat generation con i suoi scrittori Jack Kerouac e Allen Ginsberg influenzò il comico che fra tutti meglio incarna il malcontento della società americana del tempo: Lenny Bruce. Dunque si ride, sì, ma a volte si tratta di un riso amaro. Oggi i comici più celebri sono americani, fra tutti: Amy Schumer, Louis C.K, Iliza Shlesinger, Dave Chappelle, Sarah Silverman, Chris Rock, Ali Wong e Pete Davidson. Tutti simpatici, tutti impegnati, e parte integrante dello star system hollywoodiano. Fra di loro c’è chi prende schiaffi sul palco degli Oscar, chi è pieno di denunce e allontanato dal mondo dello spettacolo e chi oscilla in una relazione fra la cantante Ariana Grande e il personaggio televisivo Kim Kardashian e viene minacciato dal rapper Kanye West, ma non diremo a chi è successo cosa. Nell’olimpo dei comedian c’è sicuramente Ricky Gervais, il comico inglese ideatore di The Office, nonché un genio indiscusso per Noemi che trova in lui il vero senso della stand up: se ridi di cose brutte non sei una brutta persona. Un messaggio che con gli anni va via via scemando.
In Italia la situazione è un po’ diversa e i rumors intorno ai nostri comici sono meno chiassosi. D’altronde non siamo in America. Nella scena italiana un posto d’onore è riservato a Pietro Sparacino, Valerio Lundini, Emanuela Fanelli e Edoardo Ferrario, è proprio nello spettacolo di quest’ultimo alla Sala dei Notari di Perugia che Noemi si è esibita con il suo monologo.
Ma conosciamo meglio Noemi Carlini, sicuramente in futuro continuerà a far parlare di sé.
Come ti sei avvicinata alla stand up comedy?
Ho sempre trovato divertente raccontare le mie sfighe in chiave ironica, ridere insieme agli altri mi fa sentire meno sfigata. Poi durante la quarantena ho visto molti spettacoli su Netflix, soprattutto di comedian inglesi e americani e così è iniziato tutto.
Quando ti sei esibita per la prima volta?
Il 12 dicembre del 2021, a conclusione di un bellissimo workshop fatto da Pietro Sparacino, un brillante comedian della scena italiana. Un’esperienza bellissima perché sono stati tre giorni di scrittura e confronto.
La tua famiglia è felice di questo percorso nell’ambito della comicità?
Ho faticato molto a dire alla mia famiglia di questa mia passione e mentre lo facevo mi è sembrato di fare coming out. Quando ho finalmente confessato mi sono sentita molto accolta e loro non erano neanche stupiti, al contrario, si sono messi a ridere perché avevano notato in me questa propensione naturale a stare al centro dell’attenzione e raccontare in modo spigliato quello che mi accadeva. Hanno capito che per me è una passione e che comunque vada sto facendo una cosa che mi piace. La cosa più bella è che ora, qualsiasi cosa accada a casa di divertente o di particolare, è bello vedere mamma riderci su e suggerirmi di prendere appunti perché considera la nostra famiglia un branco di matti.
I tuoi amici cosa pensano?
Mi hanno supportata fin da subito, ascoltano le prove e vengono sempre ai miei spettacoli, anche se hanno già ascoltato mille volte il mio monologo. Loro mi seguono ovunque e ci credono più di me. Questa è una grande soddisfazione perché quando mi chiedo cosa sto facendo e dove sto andando, loro mi dicono che faccio qualcosa di realmente coerente con quello che sono, e soprattutto mi ricordano che non sono pazza e che quando una cosa ti rende felice non c’è motivo per cui tu non debba farla.
Chi è la persona che ti sostiene di più?
A livello professionale è Matteo Svolacchia, il referente umbro di The Comedy Club. Lui mi fa ambire a mete più alte, incoraggiandomi ogni giorno di più. Avere qualcuno nell’ambiente che crede in te, e che lo dimostra chiedendoti di aprire un grande spettacolo, è qualcosa di bellissimo.
A livello emotivo c’è sicuramente Francesco, il mio ragazzo. Quando sono sul palco sapere che c’è lui ad aspettarmi mi fa sentire bene. Quando finisco il mio pezzo scendo ad abbracciarlo e a lamentarmi di quanto ho fatto schifo, lui mi ascolta e cerca in tutti i modi di convincermi del contrario. Mi ripete sempre che è fiero di me, e io so che lui è quello che mi sostiene e crede in me più di tutti.
Quando hai capito che la comicità poteva essere condivisa? Di cosa ti piace parlare con il tuo pubblico?
Durante la seconda quarantena stavo a casa con i coinquilini e spesso si veniva a creare la situazione in cui raccontavo le mie disavventure, io in piedi e loro sul divano ad ascoltare. Era bello perché sentivo di essere un balsamo per loro in un momento in cui, vista la situazione storica, ridere allontanava la depressione dello stare chiusi in casa. In quei giorni ho capito che volevo sperimentare la cosa con gente che non conoscevo, per comprendere realmente le mie capacità. Inoltre mi piace raccontare me stessa e parlare della mia famiglia. Sono la quarta di cinque figli quindi descrivo cose che sono un po’ distanti da quello che vive solitamente la gente. É bello vedere che posso parlare di me, estremizzare certe cose e vedere che la gente mi capisce.
Quanti spettacoli hai fatto finora? Come sono andati?
Per ora solo dieci spettacoli. Quando ho l’occasione mi esibisco con un open mic e cerco sempre di non pensare al giudizio degli altri. Dopo aver visto il video della mia prima esibizione mi ero un po’ demoralizzata, quando poi mi è stato chiesto di aprire lo spettacolo di Eleazaro Rossi e per me è stata un opportunità bellissima perché non era più un open mic, ma una vera apertura. Con Edoardo Ferrario è stata un’esperienza catartica perché di solito sono abituata a esibirmi con gente che beve drink, che un minuto ti ascolta e il secondo dopo no. Invece in quella serata mi sono ritrovata davanti a duecento persone, tutte con la mascherina e tutti in silenzio ad ascoltare il mio pezzo. All’inizio è stata dura, ma è stata anche una bella soddisfazione conoscere uno degli stand up comedian che stimo di più in Italia. Poter dire che ho aperto lo spettacolo di Ferrario mi rende orgogliosa.
Vuoi che diventi il tuo lavoro?
Mi piacerebbe professionalizzare questa mia passione, ma non sono alla ricerca di questo e ciò mi permette di viverla con più tranquillità. Se ricevo offerte e sono pagata sono più che felice perché posso unire l’utile al dilettevole, però non ambisco a farlo diventare un lavoro. Aspiro a farlo bene e divertirmi. Vorrei diventare un’insegnante e mi piacerebbe portare a termine il percorso universitario che sto facendo. Credo si tratti di due sogni sovrapponibili. Se faccio stand up non mi devo precludere tutto il resto, mi piace quello che faccio e quello che andrò a fare. Mi piace pensare di avere due forme, una da raccontare sul palco e una da spiegare ai miei futuri alunni.
Federica Magro