Kairòs di un’alba cipriota

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Non ero ancora riuscito a vedere l’alba sul mare qui a Cipro. Prima della quarantena il clima era ancora troppo rigido per apprezzarla e inoltre avevamo il nostro bel da fare tra lezioni e vita notturna. Il tramonto era affascinante e decisamente più alla portata di mano. Anche da poco sono stato con amici sulle montagne di Trodos e abbiamo ammirato dalla cima uno spettacolo pazzesco.

Però l’alba mi mancava.

Il proverbio dice che “l’occasione fa l’uomo ladro”. Qualcosa che mi tirasse giù dal letto, una motivazione ulteriore al pregustare la bellezza del momento, non mi era ancora capitata. Anzi no, ci sarebbe anche stata, perché una mia amica, Zaklina, mi ha raccontato con i cuoricini agli occhi di esserci andata qualche giorno di seguito e me l’ha immediatamente proposto. Avevo accettato con gioia – anche perché in due si fa meno fatica a svegliarsi presto – ma poi si è messo di mezzo in impegno che richiedeva la mia lucidità mentale e quindi, per responsabilità, ho dovuto rinunciare.

My friend Žaklīna

Invece la notte tra venerdì e sabato, quella prima del solstizio, non ho potuto dormire per niente – un mal di stomaco allucinante che cercavo di tamponare con tè caldo e bevendo molta acqua e tanti pensieri per la testa che sicuramente non aiutavano. Fino alle tre ho aspettato dei miei amici sperando che passando da casa mia mi potessero tirare su di morale, ma così non è stato e ho capito che avrei passato la notte come Giacobbe quando ha lottato con l’angelo.

Verso le cinque riprendo in mano il telefono per l’ennesima volta e in un barlume di adrenalina e col desiderio di riscattare la notte che passai con tanta piéta mi alzo di botto pensando tra me: ora o mai più, ora o mai più, se mi viene sonno perdo il Kairòs, il mio tempo opportuno. Mi preparo in due secondi ed esco in direzione del mare più vicino a casa mia. Giusto in tempo. Senza pensarci troppo, senza averlo pianificato, senza aspettative.

Il sole al suo sorgere è maestoso e affascinante come un prode che per primo passa in rassegna il campo di battaglia e allo stesso tempo è nello stato più simile ai disegni dei bambini. Un tondo giallo compatto che dà agli occhi la stessa sensazione di quando deglutisci un tuorlo d’uovo intero.

Il cielo e il mare si vestono anch’essi con le loro livree e stendono il tappeto d’onore.

 

Il mare mi ha sostenuto spesso durante la quarantena e non mi abituerò mai al privilegio di averlo a dieci minuti da casa. L’Umbria, infatti, è una regione bellissima, ma il mare non ce l’ha. Il lago Trasimeno non è uno stagno e offre degli scorci notevoli, ma è per l’appunto un lago.

Se sono un nostalgico del mare è perché ho avuto la fortuna di andarci molte volte in vacanza in famiglia, fin da quando ero piccolo. Il mare della mia infanzia è Senigallia e mi piace molto quello della Puglia. Passeggiare sul bagnasciuga sia di giorno che di sera è semplicemente magico e ci sono un miliardo di modi per vivere il mare.

Limassol, la città dove vivo, offre una visione particolarmente suggestiva a metà tra Dubai e Miami perché la marina è attraversata da parchi e boulevard alberati con palme ovunque e fiori e dall’altra parte della strada si stagliano hotel di nuova costruzione e resort turistici. Quella mattina era semi-deserta. Il più delle volte devo tenere bene gli occhi aperti per evitare di essere investito da biciclette, monopattini, gente che corre o che si affolla tra le panchine, i bar e le spiagge. Quegli spazi per un’ora erano praticamente tutti per me. Scattare un centinaio di foto è stato semplice perché potevo scegliere ogni inquadratura e ogni punto di osservazione che mi sembrasse strategico. Ero così soddisfatto che mi sono seduto sugli scogli e poi con calma ho continuato la camminata fino a casa dove mi sono fatto fuori qualche fetta di dolce per rompere il digiuno involontario e finalmente dormire un paio d’ore. Quella mattina così incredibilmente proficua mi ha fatto dimenticare i miei affanni.

Se i miei amici Erasmus mi hanno soprannominato “party animal”, io ho capito che almeno una parte di me è profondamente “sea-lover” e sono felice di esserlo. Il sole è per tutti ed è sempre un bene prezioso che rende possibile e accompagna la nostra vita.

Il mare è un di-più, un oltre, apparentemente non necessario, eppure per alcuni è quasi la più profonda espressione del proprio essere.

Foto e articolo di Edoardo Batocchi

Suggerimenti tecnici ed estetici per la foto gallery di Alessandro Biti