Manutenzione. Mi sono affezionata a questa parola che sta bene con tante altre che godono dello stesso affetto. Manutenzione dell’anima, del corpo, manutenzione del passato o ancora dell’arte, della bellezza, dello stupore. Allora ho riflettuto e ho creduto, anzi ho avuto la sensazione, che stesse bene con il tipo di attenzione dedicata da Brian Eno all’arte che riposa sempre vigile nelle sale della Galleria Nazionale dell’Umbria. Sì, l’artista britannico ha fatto della sua mostra Brian Eno- Reflected un inno al prendersi cura.
Brian Eno, britannico classe 1948, oltre a occuparsi di arte è un veterano della musica, della composizione, della produzione, è uno stregone multiforme che gioca con tutti gli elementi del creato per modellare suoni, luci e colori. Prima di approdare nell’universo musicale e dell’arte, il suo passatempo preferito era allevare piccioni, Perugia sarebbe stata la sua città ideale, ma di lei e lui parleremo dopo.
Dunque, mondo della musica, anni ’70, il suo primo approccio è alla scuola d’arte dove si diverte a far suonare pianoforti lanciando sopra i tasti palline da tennis, ma ricongiungendosi con una semi realtà inizierà la sua carriera musicale a Londra, a fianco del cantante Bryan Ferry; seguiranno negli anni collaborazioni degne di nota con David Byrne, David Bowie e U2, solo per citarne alcuni.
New York 1979, lo stregone magico, pioniere della musica ambient, unisce suoni e opere d’arte per le sue installazioni. Un continuo creare ambienti meditativi attraverso l’esplorazione della luce e dei suoni in sintonia con l’ambiente circostante. Oltre a dedicarsi alle proprie creazioni comporrà musica per le opere scultoree di Mimmo Palladino.
Perugia 2020, possiamo godere della sua magia nelle sale della Galleria Nazionale dell’Umbria.
Eno si concentra sul Cristo Morto del Perugino presente nella sala 21, l’atmosfera è rilassata, un sottofondo musicale di violini solitari accompagna la luce per niente invadente della sua opera che affianca la cimasa, è una sorella minore che non contrasta con la maggiore, la rinvigorisce di una spiritualità gentile, rilassante. Eno riesce a combinare alla perfezione la sua arte con quella del Vannucci, non rinnega l’iconografia cattolica, semplicemente la trasforma. La cappella dei Priori, dove appunto si trova la prima opera di Eno che accompagna l’opera del Perugino collocabile fra il 1478 e il 1495 circa, è un’esperienza totalizzante di musica e cattolicesimo.
La musica si è sempre ben sposata con la religione, molti cantanti hanno iniziato la loro carriera fra le panche di mogano delle chiese, come Aretha Franklin figlia di un pastore o Marvin Gay che in questo luogo non cantava soltanto ma prendeva anche lezioni di piano e percussioni.
Poi c’è Madonna, il nome d’arte di Louise Veronica Ciccone già ci dice tutto, a fare scalpore è però il bellissimo video di Like a Prayer, una chiesa dove si balla fra cori gospel e l’adorazione di una statua ispirata a San Martino de Porres. Il videoclip a quanto pare blasfemo e colmo di sensualità è stato molto criticato dal Vaticano.
C’è anche quel rapper un po’ genio un po’ matto che vuole diventare il presidente degli Stati Uniti d’America. Avete capito di chi si parla vero? Il caro Kanye West, nei suoi vuoti a vincere, prima di affermare di essere Mosè ha creato qualcosa di straordinario, il progetto Sunday Service Choir, esibizioni domenicali dove le sue canzoni sono riproposte in chiave gospel e cristiana.
Eno in questo caso non distorce, non altera, ti accarezza e ti accompagna fra santi e nessun profano. Durante la visita alla Galleria, la sua invisibile mano si poggia sulla schiena e ti spinge verso le altre sale dove già prima di arrivare percepisci nuove note, differenti colori. Da prospettive diverse Brian Eno e Beato Angelico intrattengono il corpo fermo, immobile. Un altro viaggio che è la continuazione del precedente, siediti, guarda, tutta l’arte è intorno a te, tutto è sublime, eclettico, in movimento. Eno sembra faccia parlare i santi del polittico Guidalotti, i santi raccontano del loro martirio e San Nicola ti mostra i suoi miracoli.
Continui a camminare, l’artista ti lascia la mano, interrompe il suono. Il viaggio si conclude qua, Brian Eno rimane ma passa il testimone a Piero della Francesca che con il suo polittico di Sant’Antonio risalente al 1467-1468 circa ti abbraccia forte fino a farti soffocare. Nel tempo diverse vicissitudini hanno portato lo smembramento del polittico, ricomposto soltanto nel 1921, Eno con la sua terza opera ricrea un nuovo assembramento senza violare l’opera originale, senza rifare una brutta copia, si tratta di una manutenzione dell’opera di Piero della Francesca, un omaggio al grande pittore italiano.
Brian si è preso cura di un luogo -La Galleria Nazionale dell’Umbria-, di un’atmosfera – la nostra- , di una città – Perugia.
Di Federica Magro