Dell’illustratrice Icaro Tuttle non sveleremo il nome all’anagrafe, la chiameremo usando l’antroponimo che ha scelto per se stessa, non per nostra decisione ma perché supponiamo preferisca così. Icaro è il personaggio della mitologia greca che sfidò il sole con ali di cera, costruite dal padre Dedalo per abbandonare l’isola di Creta. Preso dall’ebbrezza del volo non riuscì a fermarsi, salì sempre più in alto, fino a quando il calore dei raggi sciolse le sue finte ali e cadde in mare. Una morte epica, sotto gli occhi e il cuore addolorato di un padre.
A fine luglio Icaro Tuttle ha sorvolato Perugia, visitando le strade della periferia fra cui via Birago, Fontivegge, via dei Filosofi e Madonna Alta. Non si è lasciata sopraffare dal volo, ma con la sua mano ha catturato il calore delle persone incontrate lungo il cammino. Il caldo era lo stesso che sciolse le ali del personaggio dell’antica Grecia, ma la nostra Icaro è dotata di ali indistruttibili che hanno resistito all’estate.
Ha 20 anni, è nata a Milano, cresciuta a Genova e si è laureata in Design a Bolzano. Nella vita vorrebbe scrivere e disegnare, ci riesce decisamente bene. Si è ritrovata in Umbria per partecipare a Parole Abitate, la residenza letteraria delle periferie perugine, organizzata dalla cooperativa Borgorete e dell’associazione Luoghi Comuni nell’ambito del progetto Agenda Urbana. Nella piazzetta di via del Lavoro, ha presentato la sua opera prima La cura – storia di tutti i miei tagli, BeccoGiallo Edizioni. Questa graphic novel è il compendio di un’anima ferita, quella dell’autrice, che con disegni dai forti colori che ti schizzano in faccia ti sorprende con la sua delicatezza. Fra i colori più frequenti ci sono il giallo, il bianco, il nero, il rosa e sopratutto tanto viola, un colore dai mille significati, fra cui quelli della metamorfosi e della trasformazione. “La cura non è mai indolore. A volte brucia, a volte nausea, a volte ti mangia le giornate e ti fa camminare strano. A volte poi c’entra con il tagliare via pezzi di te, con violenza e precisione, in una potatura faticosa, per poter far crescere i frutti nella prossima estate”, è questo l’incipit che ci porta nella trama, e la paura di una giovane donna, qui racconta, diventa dapprima un grumo di sangue nella gola, per poi posarsi leggera sui polpastrelli delle dita che sfogliano le pagine. I disegni, dai contorni quasi tremanti, vivono in armonioso contrasto con il tratto deciso della sua scrittura. Dalla prima all’ultima pagina, l’autrice sembra crescere, cambiare, pur rimanendo una brava narratrice intrappolata nel suo stesso mondo, un po’ come tutti d’altronde.
Icaro Tuttle prima di questa pubblicazione non era avvezza al mondo del fumetto, non collezionava e non divorava storie illustrate. Claudio Ferracci, il direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, una delle biblioteche più importanti d’Italia per quanto riguarda il mondo dei comics, ha presentato la giovane illustratrice in occasione dell’incontro di Parole Abitate. Lui ha sempre sostenuto che per diventare un bravo fumettista è necessario essere dei lettori insaziabili, quasi incontrollabili. Ha creduto tutto questo fin quando non ha letto le pagine di La cura, dal quale è rimasto folgorato, scoprendo un nuovo modo e un nuovo atteggiamento nei confronti delle illustrazioni e paragonando l’opera alla perfetta composizione di una bella canzone.
Nell’ultima serata della residenza letteraria, l’autrice ha presentato il lavoro frutto della sua permanenza a Perugia, suscitando lacrime e teneri sorrisi. Descriverlo con parole non renderebbe alcuna giustizia, perciò aspetteremo il suo ritorno fra le strade dell’Umbria, con la certezza che disegnerà ancora per noi e per questa terra dai colori esplosivi.
Federica Magro
Illustrazione Icaro Tuttle