“Ciao Ele, come stai? Dovrei chiederti un favore. Il 6 marzo uscirà il primo EP della mia band e ci servirebbe qualcuno che ci scatti qualche foto. Ti va di aiutarci?”.
Qualche mese fa ho ricevuto questo messaggio da Gabriele, un mio amico ed ex compagno di università, con una passione enorme per la musica e per la sua band, i Madness For Dinner.
“Ma certo Gabri, con molto piacere. Anzi, sai che ti dico? Ci scriverò un articolo per il MUG!”.
Durante il tragitto verso il Bosco di San Francesco di Assisi, la location dello shooting, ho iniziato a fare un po’ di domande a Gabriele, il chitarrista e la voce, che di cognome fa Giglietti, e agli altri due componenti del gruppo, Carlo Genovesi, il bassista, e Francesco Agnello, batterista e tastierista.
Quando gli chiedo quando nasce la band e di chi è stata l’idea di fondarla il primo a rispondermi è Francesco: “La band nasce intorno a febbraio del 2013, anche se io e Gabriele suonavamo insieme già da un po’ di tempo. A Natale del 2012 avevo ricevuto in regalo una batteria e riarrangiato, insieme ai miei genitori, una soffitta della casa a ‘stanza della musica’. Da quel momento abbiamo iniziato con Gabriele a vederci nei pomeriggi per suonare insieme. Inizialmente si trattava di un passatempo e motivo di divertimento, ma nel giro di un paio di mesi la questione si è fatta più seria e, senza una reale data di fondazione, sono nati i Madness For Dinner con l’ingresso iniziale di un secondo chitarrista, un bassista e una voce.”
Perché questo nome?
“E perché no? – risponde ironicamente Gabriele – A parte gli scherzi, il nome fu inizialmente proposto da Francesco e deriva da una tradizione che avevamo all’epoca. Il sabato sera, dopo le prove, andavamo tutti insieme a mangiare una pizza, per poi passare il resto della serata facendo robe folli. Da qui è nato Madness For Dinner, Follia per Cena, perché eravamo e tutt’ora siamo un gruppo di alienati”.
Cosa rappresenta per voi la musica?
“È soprattutto un’emozione, una bomba che ti scoppia dentro, è energia, è grinta, voglia di vivere, ci piace descriverla come violenza pura”, afferma Carlo, il bassista della band.
Cosa ne pensate del panorama musicale attuale?
“Attualmente il panorama musicale è come un treno in corsa – precisa Francesco – Le tendenze vanno e vengono e riuscire a lasciare impresso il proprio nome per più di un anno è veramente difficile. Oltretutto la sperimentazione viene fortemente sfavorita da un ambiente in cui piuttosto che rischiare per il nuovo si preferisce riutilizzare le stesse formule che, si sa, funzionano”.
Da ciò deduco che a voi piaccia sperimentare, giusto? E come?
“Assolutamente sì. Cerchiamo di trarre ispirazione da qualsiasi cosa ci incuriosisca senza vincolarci a un determinato genere musicale e rielaborando l’ispirazione a nostro modo”, continua il batterista.
Parlatemi del nuovo EP.
Gabriele, un po’ emozionato, risponde: “Questo EP è il nostro biglietto da visita per iniziare in modo serio il nostro percorso musicale dopo anni di alti e bassi. Il tema del disco è quello del terremoto, fisico o emotivo che sia. Da ciò deriva il titolo, Heartquake, che combina le parole terremoto e colpo al cuore. Tale concetto si ritrova rappresentato in molti momenti all’interno delle tracce”.
Perché avete deciso di scattare le foto dell’album alla Torre del parco? Cosa rappresenta?
“La torre del parco, circondata dai resti dell’edificio costruitole intorno, rappresenta la tematica della resistenza, concetto fondamentale sia per noi come gruppo che all’interno dell’EP”, conclude Carlo.
Ultimissima domanda prima di andare a scattare: come descrivereste in tre parole il vostro EP?
“Tanta, tanta grinta!”.
Foto scattate, ora si va a scrivere.
Eleonora Proietti Costa