Diari di quarantena – La vostra quotidianità ai tempi del Coronavirus
La ragazza del cinema Zenith
Giulia Passaretti
anni 35
nata a Ascoli Piceno
vive a Perugia
professione operatore di cabina
Giorno indefinito di quarantena.
In sottofondo Sinnerman di Nina Simone, sorseggio un orribile caffè e fumo una sigaretta. Sono in una bolla. Il tempo è fermo e la mia vita non va né avanti né indietro. Sta lì, mi aspetta, si prende la sua pausa. Mi sento quasi fuori dal mio corpo, riesco a vedermi. Mi sto crogiolando nei miei pensieri. Sono giorni strani questi.Esco per lavoro solo qualche giorno a settimana, negli altri giorni leggo ma con poca concentrazione, sono sulla stessa pagina da giorni, ascolto musica, il mio rock inglese alternato a momenti di puro blues, mi alleno male e con musica sudamericana improponibile della quale ormai ho iniziato ad apprezzare la compagnia e mangio tantissimo. Che qualcuno metta un lucchetto al mio frigorifero! Ve ne prego!!!
Vado a fare spesa, attraverso corso Vannucci per andare alla Coop e quello che mi si para davanti in questi giorni è uno scenario quasi post apocalittico. Vento che si insinua per le vie del centro, saracinesche, portoni e finestre che tremano e cigolano. Tutto surreale, mi ricorda vagamente The Walking Dead, rabbrividisco. Devo rientrare.
Penso. Penso ai miei che sono lontani, confortata dal pensiero che siano tutti insieme a vivere questo momento li stringo forte nella mia mente. Penso al mio passato, agli anni di studio matto e disperatissimo alla facoltà di Agraria e alla laurea presa non con poche difficoltà. Penso a quello che è venuto dopo: l’amore che mi ha sorpresa, travolta e lasciata, la guarigione da un’amore perduto. La Spagna, la mia Barcellona, il lavoro dei miei sogni lì e il ritorno. Penso alle scelte che ho fatto. Penso a quanto sono stata dura con me stessa in passato, non mi accettavo, non accettavo la mia sessualità e la mia persona, poco dopo i miei 25 anni decisi di prendermi per mano senza più pregiudizi e di andare incontro a me stessa. Ora guardandomi da lontano dieci anni dopo so di aver fatto un buon lavoro, magari avrei potuto farlo prima o magari no. Immagino che possa esserci qualcuno che stia passando lo stesso in questo momento, magari chiuso nella sua stanza a tentare di capire come fare, a te, ovunque tu sia, ti stringo fortissimo e ti dico: andrà tutto bene, aggrappati a te e amati. Chi ami non fa di te una persona diversa! Come mi disse mia nonna ai tempi: “Giù per me sei sempre tu. Sempre Giulia”.
Penso ai miei amici e li sento tutti vicini, alcuni sono qui, altri sono ad Ascoli, nell’ora della video-chiamata di gruppo snoccioliamo discussioni che persino Crepet si metterebbe le mani tra i capelli!! In questo momento vorrei essere altrove, so bene dove e tra le braccia di chi, sono felice di amare alla mia maniera e così prepotentemente.
Sono una donna che lavora. A quasi 35 anni sono “la ragazza del cinema”, per l’esattezza del Cinema Zenith. Mi incappuccio, mi bardo per bene ed esco di casa, devo fare la manutenzione del proiettore. Attraverso la città con il modulo di autocertificazione ben saldo tra le mani. Passo il tribunale, poi sant’Ercolano e mi fermo a guardare una vetrina, non so perché!! Ora sono ai Tre Archi e questo vento mi sembra sempre più forte, guardo tutto, osservo la distesa di case che mi si palesano a destra e a sinistra in Corso Cavour, mi soffermo sui minimi particolari per poter passare più tempo possibile all’aria aperta, sono alla Porta di San Pietro, dovrei girare a sinistra ma prima sbircio il campanile di San Pietro, la mia facoltà e la mia vecchia casa in Borgo XX Giugno. In quella casa ricordo perfettamente di aver vissuto degli anni bellissimi, eravamo in tre a condividere la vita e insieme avevamo raggiunto il Nirvana.
Eccomi. Arrivata. Sono al cinema. Si staglia davanti a me l’insegna rossa su scritta bianca del Cinema Zenith, sono nella mia seconda casa, l’altra mia pazza famiglia. Salgo le scale a chiocciola di ferro dell’ufficio, faccio altre scale e arrivo in sala proiezione, c’è un po’ di polvere, la aspiro. Accendo il rack poi inizio la combinazione, ormai meccanica, per l’accensione del proiettore, si avvia, accendo la lampada e la sento scaldarsi. Mi mancava tutto questo! Scendendo in sala, apro le tende rosse di velluto e non trovo nessuno, le poltrone sono vuote e il suono dei miei passi rimbomba in tutta la sala. Le volte sopra di me sembrano altissime, questa sala vuota sembra enorme e sui muri penzolano ancora gli avvertimenti di un paio di decreti fa quando ancora eravamo aperti e si poteva proiettare però tutti dovevano stare a una distanza di due poltrone.
La lampada è ormai calda, potrei proiettare qualunque cosa, ma sono qui per fare la manutenzione, proietterò a tempo debito. Mi godo la solitudine tra queste mura impregnate di storia e di storie, di sospiri, respiri, risate, sobbalzi, stupore. Mi siedo e penso a come tutto questo fino a qualche anno fa fosse totalmente estraneo alla mia vita. Ho sempre amato il cinema ma sono sempre stata una donna di scienza con la passione per l’agricoltura e la microbiologia che si pagava gli studi facendo la cameriera.
Invece mi ritrovo qui al cinema, vogliosa di imparare sempre di più da questo mondo in cui sono entrata in punta di piedi, due anni fa, e che ormai mi ha cambiato la vita. Avevano ragione: il cinema è vita. Lo è per me sicuramente. Ho iniziato a guardare tutto e dico tutto da un altro punto di vista, anche la mia vita. Ho espanso il mio modo di pensare, ero più rigida un tempo, ora sogno spesso a occhi aperti, non guardo più il cielo allo stesso modo e amo a tutto campo.
È stata una sorpresa, la più piacevole che potesse capitarmi. Adoro quello che faccio e nel mio futuro di tutto questo ne vorrei ancora di più. Questi giorni di pensieri continui in cui tutto è statico e impalpabile mi hanno portato a pensare che tutto quello che ci succede nel percorso succede per un motivo e tutte le convinzioni che abbiamo possono essere spazzate via da un incontro con il tuo futuro capo nel momento e luogo giusti, da due occhi bellissimi che ti scaldano il cuore ogni volta che ti guardano, da una mano che ti viene tesa o da una che viene ritratta. È come in Sliding Doors, dipende da quale treno riesci a prendere!!
La quarantena non mi spaventa, c’è altro di cui avere paura. Io resto a casa a pensare, a quanto pare di questi tempi è la cosa che mi riesce meglio e non mi annoia mai!!!
Butto su un pezzone anni 90.
Domani degli Articolo 31. Me la dedico!!
“…Non so dove mi porterà questa marea
A largo o a riva non ne ho idea
Se con qualcuno o se con te
Non so domani neanche se sarò con me..”.
Illustrazione Sasha Todini