Alessia Migliorati, una tifernate pilota di rally

900

Alessia Migliorati, 25 anni, di Città di Castello lo scorso 23 ottobre ha partecipato alla sua prima gara nazionale come pilota dopo tanti anni in cui invece era sul lato destro della macchina.

“Ho partecipato alla cronoscalata che faceva parte del trofeo italiano velocità montagna differenziandosi dal rally soprattutto per il fatto che nell’auto si è soli e la strada te la devi ricordare senza l’aiuto di nessuno. Fino ad oggi io facevo la navigatrice, cioè stavo nel lato passeggero. Il mio compito sostanzialmente era quello di dettare le note al pilota durante le prove e tenere la direzione della strada nei trasferimenti da una prova all’altra”, ci spiega Alessia.

Noi del Magazine Umbria Giovani abbiamo voluto fare con lei una sorta di viaggio ripercorrendo dall’inizio la sua passione per la velocità e per il rally.

Alessia sul podio a San Marino

Ciao Alessia, quando e come ti è nata questa passione?

“Tutto nasce per caso all’età di 10 anni ritrovandomi senza saperlo a vedere l’ultima tappa del rally Gubbio-San Crispino. Era la prima volta che vedevo questo sport dal vivo e dopo la gara salii per curiosità sul lato destro di una Mitsubishi Lancer Evo. Fin da subito mi colpì molto la fermezza e la professionalità dei navigatori fissando i secondi che li separavano dal semaforo verde dello start e dall’inizio della gara. È stata una grande emozione per me sentire il brivido dello stare alla partenza”.

Di solito i genitori hanno paura degli sport estremi praticati dai figli. I tuoi genitori invece cosa dicono?

“Mia madre come credo tutti i genitori preferirebbe che io facessi altro e ogni fine settimana di gara per lei è un pensiero costante però posso dire che accetta la mia scelta. Non vi nego inoltre che mi piacerebbe molto se venisse a vedermi ogni tanto ma la capisco e quindi non la forzo più di tanto”.

Hai un modello in particolare che stimi tantissimo?

“Ho sempre avuto profondo rispetto e grossa stima per Niki Lauda. Grazie a lui ho appreso che niente è impossibile se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi”.

Alessia a bordo della sua Peugeot

Prima di ottobre a quante gare hai partecipato?

“Purtroppo causa Covid la partenza è stata lenta e difficile. Mi sono dovuta accontentare di un paio di gare nel territorio di San Marino. La prima è stata il Circuito dei Campioni dove ci siamo classificati secondi nella nostra categoria, mentre la seconda è stata il Rally bianco azzurro con un quinto posto. Diciamo che è stato una sorta di riscaldamento per entrare nel mondo delle competizioni e per capire cosa mi avrebbe calzato di più tra il ruolo da navigatrice o pilota”.

E grazie a queste prime gare cosa hai capito?

“Ho capito che preferisco di gran lunga stare dalla parte del volante perché per me ogni secondo tolto e ogni chilometro macinato ti danno ancora più carica e adrenalina per fare sempre di più e sai che ‘quel di più’ è tutta farina del tuo sacco”.

Parliamo un po’ di questa cronoscalata che ti ha fatto debuttare come pilota. Che emozione è stata per te? E com’è andata?

“Come prima gara non ho dato grande importanza al piazzamento che è stato abbastanza basso. Non stavo cercando il podio ma sono soddisfatta dei miei miglioramenti nelle due giornate, riuscendo a togliere quasi 20 secondi dal primo passaggio di sabato all’ultimo di domenica. Al di là del risultato per me è stata un’emozione indescrivibile permettendomi anche di conoscere nuove persone che mi hanno aiutato ad affrontare l’ansia e la paura di non essere abbastanza per questo sport”.

A parte le persone conosciute lì c’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti è stato particolarmente vicino prima e dopo questa gara?

“Sì, ringrazio quel santo del mio fidanzato che con molta pazienza ha saputo gestire insieme a me due giorni di grosse emozioni ma a parte questo debutto come pilota ammetto che mi sostiene prima e dopo ogni gara”.

A questo punto ti facciamo una domanda che sorge spontanea. Anche il tuo fidanzato è appassionato di rally?

“Diciamo che l’ho conosciuto casualmente durante un raduno di auto sportive e parlandoci quando gli ho detto che a livello agonistico avevo a che fare con il rally è rimasto molto colpito. Lui gira in pista amatorialmente con le sue due auto: una Subaru impreza sti e una Yaris GR e con questa, ad Orvieto, sono riuscita a fargli fare da apripista d una mia gara. A me piace molto l’adrenalina e la competizione, lui invece gira in pista e fa passi in montagna senza preoccupazioni o agonismo. Da appassionato, però, ne approfitta per vedere e conoscere quello che è il mondo delle
corse che in pochi possono toccare con mano. Siamo nello stesso mondo ma con esigenze diverse”.

Torniamo a te. Questa cronoscalata aveva la caratteristica di essere mista, cioè partecipavano sia uomini che donne. Le gare sono tutte così o ci sono anche quelle praticate solo da ragazze?

“Sì, le gare sono tutte miste. Solo in una classe chiamata ‘dame’ vengono premiate tutte le ragazze indipendentemente dal risultato, un po’ come ringraziamento”.

Ci sono mai stati episodi in cui hai pensato di mollare tutto e smettere? E se sì cosa ti ha fatto fare “marcia indietro”?

“Sì, spesso ho pensato non fosse una cosa che mi appartenesse anche perché un pilota durante l’anno deve sostenere dei costi abbastanza alti. Ho conosciuto però piloti con tanti anni di esperienza che mi hanno aiutata dandomi buoni consigli dettati dalla professionalità. Ci tengo a ringraziare anche i ragazzi da cui ho noleggiato l’auto per la gara di ottobre che un paio di mesi prima si sono presi cura di me. Quindi posso ritenermi anche fortunata ad avere persone che credono in me e mi fanno dire ‘perché avere questi ripensamenti?’”.

Prima hai parlato dei costi alti che un pilota deve sostenere annualmente. In cosa consistono?

“Noi piloti durante l’anno affrontiamo la prima spesa che è una licenza sportiva e ha un costo variabile in base all’auto guidata o alla categoria. Inoltre ogni tot anni dobbiamo rinnovare il nostro ‘guardaroba’, ovvero tuta, sottotuta, sottocasco, casco, collare, scarpe e guanti che hanno un omologazione. Se invece si ha un’auto di proprietà ci sono anche varie altre cose da rinnovare. Inoltre c’è il costo per ogni gara, quello per il carburante che è indubbiamente superiore alla nostra comune auto e per chi, come me, noleggia l’auto ha un costo fisso che va dai 1000 ai 1700 euro per ogni gara”.

Il fidanzato di Alessia mentre faceva l’apripista ad una gara di Alessia

La tua auto è una Peugeot 106 blu rally 1.3, classe di gara racing start. È sempre stata questa o ad esempio come in Formula 1 la scuderia cambia quasi ogni anno?

“L’auto di ottobre l’avevo noleggiata da Marco Paletta della Cipierre ed è la stessa che verrà usata anche per il 2023. Per quanto riguarda il futuro si vedrà, ora penso solo a crescere con questa auto”.

Quanti giorni prima arrivi nella città dove poi avrai la gara? Come ci si prepara con il tuo team?

“Di solito si arriva con un giorno di anticipo dove ci sono dei ‘verificatori’ che controllano l’auto e le varie documentazioni del pilota. Io senza un ottimo team che lavora giorno e notte per portare l’auto perfetta in gara sarei solo una persona che guida una macchina. Il team è fondamentale: ti dà la sicurezza di poter arrivare alla fine e la carica che serve per partire bene. La loro professionalità e l’esperienza ma anche la passione che mettono è incredibile”.

Il tuo allenamento quotidiano è solo prove in pista oppure anche allenamenti fisici tipo in palestra?

“In verità la pista la vedo poco se non qualche settimana prima delle gare per provare la macchina e trovare il mio equilibrio con essa. La palestra invece è fondamentale perché tenere un’auto a velocità elevate inizia a essere faticoso e impegnativo per il proprio corpo se non si è allenati. Da non sottovalutare è che sia da pilota o da navigatrice si lavora molto anche a livello psicologico sul come affrontare meglio la strada. In particolare si guarda tramite video ogni minimo dettaglio e ogni punto di riferimento, si prova la strada (sempre nel rispetto della sicurezza stradale) per mesi e mesi per arrivare pronti alla gara con la sicurezza di sapere quello che si affronterà”.

Che velocità si raggiungono durante le gare?

“Dipende molto dal tracciato e dalla vettura che si sta usando però diciamo che avendo auto progettate per correre e strade chiuse, si raggiungono velocità molto elevate. In termini numerici non vi saprei dire anche perché durante la gara si è molto concentrati sulla pista e, almeno io, il contachilometri lo vedo molto poco”.

Le gare si svolgono solo su piste o anche su strade sterrate?

“Questo sport si svolge sia su asfalto che su terra. Io per ora ho fatto gare solo in pista e ho fatto da apripista una volta su terra”.

Grazie a questo sport, hai anche la possibilità di viaggiare molto. Hai una città in particolare in cui sei stata come pilota e che vorresti tornare a visitare come turista?

“Diciamo che per ora è stata Orvieto la città che tornerò a visitare con piacere e che mi ha colpito molto anche perché ci sono particolarmente legata. Il primo rally lo vidi lì quindi è la città dove tutto è iniziato e poi grazie a un’altra passione che mi accompagna da una vita, l’equitazione, ho conosciuto una mia cara amica. Suo papà mi raccontava sempre del suo passato da pilota di cronoscalate e mi diceva che se un domani avessi deciso di stare dietro al volante avrei dovuto provare il brivido di correre a Gubbio. Purtroppo questa persona non c’è più ma i suoi insegnamenti lì porterò sempre con me”.

Obiettivi e progetti futuri?

“Intanto mi piacerebbe fare qualche altra cronoscalata e poi nel mio programma per il prossimo anno c’è sicuramente il trofeo Luigi Fagioli a Gubbio. Con i ragazzi da cui noleggio la macchina stiamo valutando le prossime gare. Una in particolare sarà la Trento-Bondone che richiederà molta fatica e impegno sia per la distanza del percorso sia, e soprattutto, perché non potrò provare la strada data la distanza”.

Quanto consiglieresti questo sport che generalmente è molto più praticato e seguito dagli uomini che dalle donne?

“Lo consiglierei molto perché aiuta tantissimo a credere in se stessi, nelle proprie capacità, e aiuta ad abbattere tanti limiti che ci poniamo”.

Marco Schiavoni